Cattedrale di Sant'Andrea

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La Cattedrale di Sant’Andrea a Venosa rappresenta sicuramente uno dei monumenti simbolo della cittadina oraziana. La sua imponente mole è affiancata dal volume slanciato del campanile, e domina l’omonima piazza di cui occupa il lato nord-occidentale, emergendo nettamente rispetto al contesto edilizio che la circonda. Grazie a diverse fonti storiche concordi, la sua costruzione può essere datata a partire da 1470 quando il feudatario Pirro del Balzo si impegnò a realizzare l’opera dopo aver ottenuto dal Vescovo Nicola Geronimo Porfido il consenso di demolire il preesistente duomo per edificare al suo posto il nuovo castello.
L’edificazione della nuova cattedrale, contestuale alla creazione della piazza, si tradusse in una ristrutturazione tardo quattrocentesca-primo cinquecentesca operata in un contesto urbano medievale formatosi a sua volta sui resti della città romana. I lavori di costruzione si protrassero per oltre un trentennio fino al 1502, mentre la chiesa fu consacrata solo molto più tardi, il 12 marzo 1531, Festività di San Gregorio, dal Vescovo Ferdinando Serone (1528-1542). Solo nei decenni successivi, sempre prevalentemente all’interno, furono realizzati complementi ornamentali ispirati alla cultura artistica rinascimentale.
Modellato in forme semplici, ma grandi e spaziose, l’edificio presenta soprattutto all’interno soluzioni strutturali e decorative di matrice tardo-gotica sui quali nei decenni successivi si sono aggiunti i complementi ornamentali più strettamente rinascimentali. Nei secoli si sono susseguiti trasformazioni, integrazioni, rifacimenti e mutilazioni che le fonti ci descrivono più o meno nel dettaglio.
All’interno la cattedrale di Venosa si presente divisa in tre navate su due piani. La facciata, in pietra ben lavorata, mostra un portale con architrave, lungo il quale un’iscrizione avverte che alla sua essa in opera attese Cola di Conza, quando correva l’anno 1512.
L’interno, tipico per il perdurare nelle soluzioni architettoniche dei modelli tardogotici, vistosamente coniugati con inserti rinascimentali, presenta tre navate, modulate ad archi a sesto acuto. La navata centrale prospetta, al suo limite, due imponenti archi a segnare l’area del transetto, oltre il quale la visuale va a chiudersi sull’abside a lunetta. Delle cappelle laterali che si aprono nell’arco del transetto, di notevole interesse è la Cappella del SS. Sacramento (1520), impreziosita da un arco riccamente decorato da putti, candelabri e festoni. Numerosi elementi decorativi caratterizzano l’architettura della cattedrale. Lungo i muri delle navate, in alto, una serie di dipinti con cornici mistilinee, che raffigurano i SS. Apostoli, a figura intera e coperti con ampi panneggi. Il ciclo è attribuito dalla storiografia locale a Giuseppe Pinto, attivo a Venosa nel secolo XVII. Venosino è ritenuto anche l’autore delle due tele collocate alle pareti, destra e sinistra, entrando nella Cattedrale; si tratta di Nicola Marangelli, attivo nella città tra la fine del XVII e gli inizia del XVIII secolo. Altri due dipinti attribuiti a Carlo Maratta (1625-1713) rappresentano, rispettivamente, sulla navata destra il Martirio di S. Felice e su quella sinistra la Vergine inginocchiata, a capo chino, di fronte all’angelo in volo. Sempre sulla navata sinistra si trova un frammento di affresco raffigurante l’Adorazione dei Magi di Simone da Firenze, risalente a metà del XVI secolo circa. A sinistra dell’altare maggiore si trova una tavola risalente al XIII secolo, entro una cornice ottocentesca che rappresenta la Madonna dell’Idria, un tempo oggetto di grande venerazione popolare. Gli altri dipinti, attribuiti a pittori meridionali, ignoti, datano tra la seconda metà del 1600 e il 1800.
Nella cripta è custodita la tomba di Maria Donata Orsini, moglie di Pirro del Balzo che come dote diede al duca proprio la città di Venosa nel 1453.

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